Il cassonetto

di Leon Marchi

Personaggi

Viviana
Alberto

Davanti alla porta di un “Centro di accoglienza”, sostano due barboni: Alberto e Viviana. Viviana passeggia e inizia esercizi ginnici di vario genere, che subito interrompe, per osservare Alberto, lì a qualche passo, con lo sguardo fisso davanti a sé.

VIVIANA    (accennando intanto alcuni esercizi ginnici)  L’umidità, se non la scacci, si infila nelle ossa, e ti striscia dentro, tutto il giorno, come serpe.

ALBERTO   (immobile, continuando a fissare lo sguardo davanti a sé)  Serpe.

VIVIANA    (lo osserva; poi tra sé)  Serpe… Ieri, acqua; l’altro ieri,  (alza gli occhi) luna. Per una settimana, fino a tre giorni fa, muto… silenzio; adesso, qualche parola riesce a dirla. Il suo vocabolario è costituito da parole… serpe, acqua, luna… parole, sostantivi di genere femminile.   (Guardandolo)   Serpe…

ALBERTO   (c.s.)   Serpe.

VIVIANA   (tra sé)   Sempre l’ultima parola: la parola conclusiva di una frase che gli suscita interesse.

ALBERTO   (c.s.)   Serpe… acqua… luna.

VIVIANA   Terra.

ALBERTO   (c.s.)   Terra.

VIVIANA   Sole…  (Alberto tace.)  Cibo.  (Tra sé)  Soltanto parole di genere femminile.  (Guardandolo)  Serpe, acqua, luna, terra… donna.   (Tra sé)  Non  risponde… Una frase, una frase che termini con la parola donna!  (Guardandolo) La creatura più bella e dolce che mai sia… sia apparsa sulla terra è… è la donna.

ALBERTO   (guardandola)   No, donna no!

VIVIANA    No?

ALBERTO   (guardando fisso davanti a sé)    Donna, no!

VIVIANA   No?!

ALBERTO   (guardando fisso davanti a sé)   Donna, no!

VIVIANA    Hai mai avuto… una donna?

ALBERTO   (guardandola)   Donna, no!

VIVIANA    Hai mai amato una donna?   (Alberto tace.)   Una donna… ti ha lasciato una donna?

 ALBERTO   (guardando fisso davanti a sé)  Donna, no!   (Guardandola)    Donna, no!

VIVIANA   (togliendosi il cappello, sotto il quale sono raccolti i suoi capelli di donna) Vuoi me… come tua donna?   (Alberto non risponde. Sono affettuosa, dolce…

ALBERTO   (guardandola e sollevando una mano, con la quale traccia nell’aria una carezza)   Dolce…

VIVIANA   Amici: tu proteggi me e io…

ALBERTO   (c.s.)   Dolce…

VIVIANA   Sì, dolce; ma gli altri… nessuno deve saperlo.  (Ponendo gli indici incrociati sulle labbra)   Giura!

ALBERTO   (pone gli indici incrociati sulle labbra; poi le si avvicina e l’accarezza.)

VIVIANA   (indica la porta del “Centro” e fa il gesto di bussare)   Toc toc!… Non c’è nessuno… Non si mangia… Ai bambini cattivi…

ALBERTO    No, cattivi!

VIVIANA    Ai bambini cattivi, niente pappa!

ALBERTO   (posando le mani sul suo seno)   Pappa!

VIVIANA    (sorridendo)   Buongustaio, sei!

ALBERTO   Pappa!

VIVIANA   (facendo di nuovo il gesto di bussare) Toc toc!

ALBERTO   (facendo il gesto di bussare)   Toc…

VIVIANA   (c.s.)   Toc!   (Imitando la voce di un bambino) Niente pappa: siamo stati cattivi!

ALBERTO   No, cattivi!

VIVIANA   Noi… non siamo cattivi?

ALBERTO   No, cattivi!

VIVIANA   Niente latte…   (Alberto sembra non abbia udito.)   Niente latte…  (Alberto non dà segno di avere udito.) Le mucche… le mucche, questa mattina, hanno fatto sciopero.

ALBERTO   Muuu!

VIVIANA   Bravo! le mucche… ripetilo… le mucche fanno…

ALBERTO   Muuu!

VIVIANA    E come si mungono, le mucche? lo sai?

ALBERTO   (sta per fare il gesto; poi, lentamente, abbassa le mani.)

VIVIANA   Ti piace, il latte? a tutti, piace il latte: ai bambini e ai grandi.

ALBERTO   Ai bambini!

VIVIANA   E ai grandi.

ALBERTO   No, ai grandi no!

VIVIANA   Anche i grandi bevono latte.

ALBERTO   No, i grandi no!

VIVIANA   Anch’io bevo il latte.

ALBERTO   (sollevando una mano e tracciando nell’aria una carezza)  Dolce…  (Guarda fisso davanti a sé.)

VIVIANA    (accennando alcuni esercizi ginnici)   Vicini al Tevere… Tutta questa umidità si infila nelle ossa…

ALBERTO   (si avvicina al cassonetto, a destra della porta del “Centro”, e lo guarda, come ipnotizzato.)

VIVIANA   (tra sé)   Attratto dal cassonetto…

ALBERTO   (solleva il coperchio del cassonetto e si volta a guardare Viviana, che gli dice “sì” col capo. Adesso, poste le mani sul bordo del cassonetto, vi scruta dentro, e torna a guardare Viviana, che gli dice “sì” col capo. Infila una mano nel cassonetto.)

VIVIANA   (tra sé)   Sù! sù! tira fuori… tira fuori…!

ALBERTO   (la guarda e lei gli dice “sì” col capo.)

VIVIANA    (osservandolo attentamente)  Che ha tirato fuori?  (Alberto le mostra che cosa ha tirato fuori dal cassonetto.)  Un barattolo, vuoto, di pomodori pelati.   (Commentando i gesti di Alberto)  Vi guarda dentro; lo rovescia: niente… Lo ributta nel cassonetto… No, lo posa a terra.

ALBERTO    (la guarda e, al “sì” del suo capo, infila nuovamente una mano nel cassonetto.)

VIVIANA   (guarda a destra e a sinistra; poi)   Non arriva nessuno… Chiuso? ieri non siamo venuti: forse l’hanno detto ieri che oggi…   (Lascia a metà la frase: Alberto ha estratto dal cassonetto un foglio di carta, lo guarda.)   Lègge? a che livello sa leggere?

ALBERTO   La parte lesa…   (Guarda Viviana e posa il foglio a terra.)

VIVIANA   (tra sé)   Finora ho poco su cui poter…   (S’interrompe: Alberto ha estratto dal cassonetto altri fogli.)

ALBERTO   (lègge)   Condannato alle spese di giudizio.

VIVIANA   (mentre Alberto, dopo averla guardata, posa i fogli a terra)   In zona ci sono molti studi legali…

ALBERTO     (la guarda e, al suo “sì”, estrae dal cassonetto un pallone, sgonfio, di plastica)  Goal! goal! (Posa il pallone a terra e, prima di calciare, rivolto al pubblico) Platini!  (Calcia; poi levando le mani)    Goal!   (Il pallone andrà a finire in platea.  Ai mormorii del pubblico, come un bambino che chieda scusa e nello stesso tempo voglia difendersi da possibili punizioni, Alberto alzerà le braccia.)

VIVIANA   Anche tu sei…

ALBERTO   (fiero)  … della Juve.  

VIVIANA   Anche tu sei…

ALBERTO     Mio padre non vuole…

VIVIANA    Che cosa… non vuole?

ALBERTO   Non vuole…

VIVIANA  Non vuole che tu giochi a pallone? non vuole, perché devi fare i compiti?

ALBERTO  (posando il pallone vicino al barattolo e ai fogli di carta)   Non vuole  (Immobile, fissa davanti a sé.)

VIVIANA  (tra sé) Riassumendo quanto mi ha detto il padre:   (guardando Alberto) dopo la morte della madre, il bambino, dall’oggi al domani – sono le sue testuali parole –, dall’oggi al domani perde ogni interesse per il mondo esterno; si chiude in un mondo tutto suo; guarda fisso davanti a sé…

ALBERTO   (fissando davanti a sé)   Mamma…

VIVIANA   (tra sé)   Perde l’anno scolastico… D’estate il padre lo manda in colonia al mare; il bambino, seguito dalle assistenti e a contatto con altri bambini, riesce…   (S’interrompe: Alberto si sta dirigendo verso il cassonetto.)   Spero che tiri fuori qualcosa…: il cassonetto rappresenta… rappresenta, in certo senso, il suo subconscio, il suo passato…   (Alberto la guarda e lei gli dice “sì” col capo.)  Sù, sù! tira fuori…! Esita…   (Alberto la guarda di nuovo e lei di nuovo dice “sì” col capo.)  Sta avvenendo qualcosa dentro di lui: è come se iniziasse a sentire il bisogno, la volontà…  (Alberto infila una mano nel cassonetto.)  Sù! tira fuori…!  (Alberto estrae dal cassonetto alcuni indumenti. Ne posa uno sul bordo del cassonetto e mostra l’altro a Viviana: un vecchio pantalone. Se lo pone addosso, come per misurarselo; lo butta via; lo prende a calci. Prende ora l’altro indumento: una gonna. La stira, passandovi sopra la palma della mano; la piega, con cura; poi, nel posarla a terra, dice, carezzandola: “dolce…”)  La madre è dolce, il padre… (Alberto si china, prende la gonna e la posa sul bordo del cassonetto.)   Ha preso a calci il pantalone: suo padre… Nutre rancore, odio, nei confronti del padre; amore, nei confronti della madre…

ALBERTO   (carezzando la gonna)   Dolce…

VIVIANA   (guarda a destra e a sinistra; accenna alcuni esercizi ginnici) La gonna, sul bordo del cassonetto, vuole dire…: ha operato una selezione…; inizia a sentire il bisogno, la volontà… la volontà di vedere nel proprio passato.

ALBERTO    (carezzando la gonna)  Dolce…  (Fissa lo sguardo davanti a sé; poi, con voce infantile)  Non piangere… non piangere, mamma!  (Prendendo a calci il pantalone)   Cattivo, cattivo: non vuoi bene… alla mamma!   (Si allontana dal pantalone, con le mani a difesa del volto, come se qualcuno volesse picchiarlo.  Accarezzando poi la gonna)  Ti difendo io… io!

VIVIANA    (guarda a destra e a sinistra)   Inizio a sospettare…

ALBERTO   Ti difendo io…io!   (Tace.)

VIVIANA   Inizio a sospettare che il padre non mi abbia raccontato…  (Alberto infila una mano nel cassonetto, passando freneticamente in rassegna quanto vi è dentro.) Sta cercando l’ultimo, essenziale elemento… l’elemento che ancora gli manca… Una delusione: lasciato dalla sua ragazza a un mese dalle nozze, è ripiombato…

ALBERTO    (uscendo in un urlo)  Mamma! mamma!  (Ha in mano una bambola, la cui testa, quasi del tutto staccata, penzola.)  Dàgli…   (prendendo a calci il pantalone) dàgli la medicina!   (Tentando di raddrizzare la testa della bambola)  Mamma! Mamma!… Non devi… non devi morire, mamma!

La sirena della Polizia. Ascolta: guarda nella direzione da cui proviene il suono.

ALBERTO   (da ora in poi, con voce e fare da adulto)   La Polizia…   (Urlando in direzione della macchina della Polizia)   Assassino, assassino! Mio padre ha assassinato mia madre: mia madre era ricca; lui… lui… un assassino!

VIVIANA   (con l’intento di calmarlo)   Alberto!

ALBERTO   (come se la vedesse per la prima volta)   Chi sei… tu?

VIVIANA   Una donna.

ALBERTO   Una donna… e altro.

VIVIANA   Anche altro.

ALBERTO   Donna, adesso: gli altri giorni, potevi benissimo essere scambiata… Non mi hai risposto: chi sei?

VIVIANA    Una psicoterapeuta.

ALBERTO   Una…: una spia di mio padre!

VIVIANA   Una compagna…

ALBERTO   Compagna?!

VIVIANA   … che ti è stata vicino,

ALBERTO   A spiarmi!

VIVIANA   ad aiutarti… In alcuni momenti, ti sei rivolto a me, come a un’amica, come a una madre. Hai avuto fiducia in me…

ALBERTO   Fiducia…

VIVIANA   … e io ne ho avuta in te.

ALBERTO   Adesso, tu te ne vai per la tua strada e io per la mia.

VIVIANA   Quale è… la tua… strada?

ALBERTO   Affari miei!

VIVIANA    Il mio compito è finito!

ALBERTO     Finito. Vai dal mio caro padre, e gli annunci che suo figlio, il sottoscritto…, e lui scrive una cifra su un assegno e te lo consegna, insieme a un grazie: fine.

VIVIANA   L’assegno… ho lavorato… lo prendo.

ALBERTO   E… per quanto riguarda il resto?

VIVIANA   Il resto… lo lascio a te.

ALBERTO   Lasci a me il privilegio…: accusare o non accusare mio padre di… assassinio.

VIVIANA   Hai una forte personalità: deciderai da te,

ALBERTO   Da me…

VIVIANA   in piena libertà e consapevolezza.

ALBERTO   Lasci a me l’onere…

VIVIANA   Lascio a te… Saprai decidere… La verità ti farà decidere…

ALBERTO   E tu…?

VIVIANA   Io…?

ALBERTO   La verità… non farà decidere anche te?

VIVIANA    (tra sé)   Scelta dal mazzo… Giovane, laureata col massimo dei voti… Una persona distinta, un uomo di mondo:  (facendo la voce da uomo)  “L’esperienza si acquisisce lavorando, signorina!”  (Ad Alberto, che non ha perduto una parola di quanto ha detto Vittoria)  Accetto: il caso… è interessante.

ALBERTO   Anche l’assegno.

VIVIANA    (tra sé)   Alberto, a studio non verrà mai!

ALBERTO    (che ha sentito)    Dice il mio caro genitore. E tu…?

VIVIANA    Io… L’idea me l’ha data lui…

ALBERTO   Lui?!

VIVIANA   Dedicarmi a te, a tempo pieno: giorno, notte, ogni momento…

ALBERTO   Tenermi sotto osservazione…

VIVIANA    Cogliere il più piccolo…

ALBERTO   Sherlock Holmes!

VIVIANA    (tra sé)   Una parola può essere la chiave… Poco, pochissimo su cui lavorare…

ALBERTO   Il mio caro genitore non ti ha fornito elementi… elementi utili alla soluzione del caso?  Un uomo di mondo… un uomo della sua esperienza ha certo da offrire consigli…

VIVIANA   Consigli…

ALBERTO   E tu li hai seguiti?

VIVIANA   Tutti, tranne uno: quello di fare di testa sua. Una cosa ho capita, subito, da quando sono nata: prestare ascolto, sempre, a tutti; ma seguire il mio intuito: porre le tessere ognuna al proprio posto, con pazienza.

ALBERTO   Le tessere, nel mio caso, le hai messe tutte al posto giusto?

VIVIANA   Le hai messe tu al posto giusto: io, non ho fatto altro…

ALBERTO   … che vigilare. E, secondo te, il mosaico è riu-sci-to? Intendo dire: gli manca qualcosa, o ha qualcosa in più?

VIVIANA   Qualcosa in meno… qualcosa che devi aggiungerci tu.

ALBERTO   Già: decidere, decidere se accusare o non accusare mio padre… Tu che mi consigli?

VIVIANA   La verità… deve consigliarti…

ALBERTO   Ti defili…

VIVIANA   Tocca a te, decidere…

ALBERTO   … in piena libertà e consapevolezza… Tocca a me… Mio padre…: a lui basta scrivere una cifra su un assegno, e ha tutto risolto… Tu, non ti sei chiesta se io, io, l’interessato, veramente fossi d’accordo con voi, con te e il mio caro padre, d’accordo nel farmi… farmi spiare nel cervello? nel…?   (Tace; poi)  Dovevi domandarti: vuole o non vuole…? io, voglio o non voglio, io, farmi spiare nel cervello?

VIVIANA    Tu, hai spiato nel tuo cervello.

ALBERTO   E tu…?

VIVIANA   Continua.

ALBERTO   Ho finito. Bay bay! Adesso tu te ne vai per la tua strada e io per la mia… La mia è…  (Scuote la testa, ride.)  Prima che arrivassi tu, avevo mille strade, mille, ed ero libero di prenderle tutte: una, l’altra; adesso… Sai come si sta nello stato in cui ero io? lo sai? non puoi saperlo; bisogna esserci, per saperlo: in uno stato di beatitudine, si sta; in uno stato di assoluta beatitudine… Fuori dal mondo e dentro al mondo: è difficile da spiegare… Mio padre… che stupido! anziché lasciarmi… al mio destino; anziché prendersi cura del suo unico figlio maschio, del suo e-re-de… Guarire: io devo guarire… Sì, lui vuole che io, che io guarisca, lo vuole: non immagina però che guarire significa guardare in faccia sé stessi, accendere la luce e vedere, rivedere, rivedere… Mia madre assassinata da mio padre, e io… io non poter fare niente… Quel giorno… quel triste avvenimento, sepolti  (portando le mani alle tempie)  qui, qui, sepolti… La vita riprende: laureato, posizione, danaro, il matrimonio in vista… Amare… ed essere, essere delusi, presi in giro… Si spezza, va in frantumi dentro di te la fiducia nella vita… Senti morire dentro di te l’amore… Non è morto dentro di me soltanto l’amore; è morta un’altra volta mia madre… ogni donna è madre… Ho vista morire dentro di me mia madre e la madre, la madre dei miei figli: la mia donna… Il silenzio, all’improvviso, dentro di me… la pace… assoluta beatitudine… E adesso?

VIVIANA   Adesso, te ne vai per la tua strada.

ALBERTO   Con questi occhi, con queste gambe, con questa testa? occhi che vedono, gambe che camminano, testa che si interroga, che capisce… Andrei poco lontano… Non parli? metti ogni tessera al proprio posto…

VIVIANA   Tu sei più bravo di me a mettere le tessere al loro posto… Hai una forte personalità… Voglio dirti una cosa, fanne l’uso che credi: senza il tuo aiuto…

ALBERTO   Il mio aiuto?!

VIVIANA   … sì, il tuo aiuto, avrei fallito… Sì, ho intuìto, ho capito subito che nel cassonetto (il tuo subconscio), c’era, c’era senz’altro quel quid che avrebbe fatta scattare in te la molla, la molla giusta… Ma tu, tu soltanto l’hai fatta scattare, tu: mi guardavi, sì, volevi che io ti dicessi “sì”, che io approvassi e ti fossi vicino; ma eri tu, soltanto tu che ti addentravi nel tuo subconscio, soltanto tu… Quando hai preso a calci il pantalone… tuo padre; e quando hai piegato con cura la gonna… tua madre, ho capito, hai capito tu stesso… Hai voluto, voluto continuare l’indagine; e non hai atteso il mio “sì”: eri solo, hai voluto essere solo di fronte alla scoperta, ormai vicina, della verità… Quella bambola…

ALBERTO   (uscendo in un urlo)   Mamma!

VIVIANA   Io, una cosa posso fare: considerare i giorni trascorsi con te una vacanza… Le vacanze costano… La mia costa esattamente la cifra che tuo padre, a lavoro compiuto, avrebbe scritta sull’assegno… In questo caso, (così ha voluto il destino), non ho accettato acconti…

ALBERTO   Tocca a me… Vado alla Polizia, al Commissariato, ai Carabinieri…

VIVIANA   A uno di loro.

ALBERTO   … e dico: mio padre è un assassino.

VIVIANA    È un buon inizio.

ALBERTO    Racconto il fatto.

VIVIANA    Racconti il fatto.

ALBERTO   E loro?

VIVIANA   Ti ascoltano.

ALBERTO   Ed è sufficiente? Le prove? Dopo vent’anni, un figlio…; dopo vent’anni, accusa suo padre… l’accusa di aver assassinato… Quali prove… ho? il cassonetto? me lo porto dietro, il cassonetto?   (Dopo aver riso brevemente)    Dico, dopo aver rimesso dentro tutto quello che vi ho tolto, tutto: “adesso vi fornisco la prova, la prova inconfutabile, badate! la prova che mio padre…  (Ride di nuovo.)   “Pazzo!”: ecco che cosa direbbero; e mio padre confermerebbe.

VIVIANA   E io che cosa direi?… Dopo essere stata in vacanza tutti questi giorni con te, direi che la giustizia, ogni tanto, ha bisogno essa stessa di frugare in un cassonetto, e lì, lì, piano piano, con pazienza, tirar fuori gli elementi di prova di un assassinio rimasto impunito per vent’anni.

ALBERTO   Lo… faresti?

VIVIANA   Già hai dimenticato? volevi bere questo latte…   (Posa le mani sul seno.)  

ALBERTO   Che vuoi dire?

VIVIANA   Voglio dire che ogni donna è madre… che io sono…

ALBERTO   La mia donna?

VIVIANA    … la tua amica.

ALBERTO    Da cosa… nasce… cosa.

VIVIANA    Da cosa… nasce… cosa.

Fine

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